Protesi d’anca a doppia mobilità, cos’è e perché sceglierla

23 Giu 2023 | Consigli, Interventi chirurgici

La protesi d’anca a doppia mobilità è una soluzione utilizzata per sostituire l’anca grazie ad una configurazione che ha un elemento in più rispetto alle protesi tradizionali. In questo modo il paziente avrà un minor rischio di lussazione ed una maggiore mobilità nel post-operatorio.

Questo approccio innovativo permette di tornare a godere di una vasta gamma di movimenti, migliorando la qualità della vita.Per approfondire l’argomento, parleremo:

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Protesi a doppia mobilità: cos’è?

La protesi a doppia mobilità è una soluzione che viene utilizzata in chirurgia ortopedica per sostituire l’anca.

Questa particolare protesi nasce per dare al paziente maggiore stabilità e la possibilità di avere un movimento più ampio.

Si sceglie questo tipo di protesi generalmente nei pazienti che hanno un’anca più instabile, come ad esempio gli anziani o chi deve sostituire un’altra protesi.

L’utilizzo della protesi a doppia mobilità deve essere opzionata dopo un’attenta valutazione da parte del medico che potrà capire se può essere la soluzione più valida a seconda delle necessità del paziente.

Protesi a doppia mobilità: come funziona?

La protesi a doppia mobilità si chiama così perché offre, a differenza delle protesi “tradizionali”, 2 sedi di movimento invece che una sola. Nella protesi dell’anca “tradizionale” abbiamo:

  • Uno stelo, che riproduce l’articolazione dell’anca e che viene inserito nel femore
  • Una sfera, che va a sostituire la testa del femore
  • Una coppa, che riveste la cavità dell’anca

La sfera che va a sostituire la testa del femore, che ha in genere un diametro di 32-36 mm, si muoverà all’interno della coppa.

Nella protesi a doppia mobilità sulla sfera in ceramica che si poggia sullo stelo viene incastrata una sfera in polietilene che andrà in contatto con la coppa acetabolare, realizzata in titanio.

In questo modo la sfera in ceramica, che ha un diametro di 28 mm, si muoverà all’interno di quella più grande in polietilene, che a sua volta si muoverà all’interno della coppa acetabolare realizzando la doppia mobilità. Il diametro della sfera in polietilene sarà quello della coppa acetabolare con la quale ha il contatto.

Questa disposizione delle componenti della protesi permette al paziente di avere una maggiore mobilità dell’anca, riducendo anche il rischio di possibili lussazioni. La protesi a doppia mobilità nasce quindi per migliorare la funzionalità dell’anca e ridurre anche le complicanze post-operatorie.

Quali sono i vantaggi della protesi d’anca a doppia mobilità?

Scegliere di utilizzare la protesi a doppia mobilità offre tutta una serie di vantaggi, tra questi:

  • Migliorare la stabilità articolare – Avremo maggiore stabilità dell’anca con il rischio minore di problemi post-operatori, come la lussazione.
  • Aumento del range di movimento – Grazie alla sua struttura, questa protesi permette di fare movimenti più ampi con l’anca, migliorando così la mobilità del paziente.
  • Ridurre rischio di impingement – La protesi a doppia mobilità riduce il rischio di impingement femoro-acetabolare, ovvero che le due strutture ossee si sfreghino tra loro.
  • Migliorare l’adattamento – La presenza della sfera più grande si adatta meglio alla struttura anatomica del paziente, rendendo la funzionalità e la sensazione del paziente più naturale.

Naturalmente ci sono anche degli svantaggi tra i quali:

  • Aumento dell’usura: essendoci 2 superfici di movimento l’usura dovrebbe essere maggiore rispetto ad una singola superficie di movimento
  • Dislocazione intraprotesica: disaccoppiamento della sfera in ceramica da quella in polietilene
  • Mobilizzazione della componente acetabolare: se non si ottiene una stabilità ottimale della coppa non c’è la possibilità di utilizzare delle viti per fissarla
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Quando sottoporsi ad un intervento di protesi all’anca?

Decidere di sottoporsi a un intervento chirurgico di protesi all’anca dipende da molti fattori e, soprattutto, è una decisione che si prende assieme ad un chirurgo ortopedico.

Generalmente, si può optare per questo tipo di intervento quando ormai il dolore non è più controllato con la terapia farmacologica e/o con la fisioterapia. La protesi all’anca può essere anche consigliata nel momento in cui il paziente si ritrova con una mobilità molto ridotta e ha difficoltà a essere indipendente, perché non riesce a camminare o a svolgere le attività quotidiane.

Si opta per la protesi anche a seguito di fratture scomposte della testa del femore.

In ogni caso, saranno i sintomi del paziente, così come gli esami, a indirizzare il medico verso l’intervento chirurgico o meno, andando a valutare rischi e benefici e se ci possono essere altre alternative.

La sostituzione dell’anca a doppia mobilità per i pazienti giovani

La protesi a doppia mobilità, che è certamente indicata per i pazienti più anziani che hanno uno scarso tono muscolare e quindi sono più facilmente candidati ad avere complicanze post-operatorie come la lussazione, negli ultimi anni viene presa in considerazione anche in pazienti giovani, a partire dai 40 anni. Questa tipologia di paziente ha necessità di sostituire le articolazioni per poter tornare a fare le attività che per ora sente limitate a causa proprio dell’anca.

Sicuramente, quella che va dai 40 ai 50 anni è un’età ideale per la protesi all’anca a doppia mobilità, il motivo è ben presto spiegato. I pazienti appartenenti a questa fascia d’età sono ancora molto attivi e, dopo un intervento classico, tendono a stressare molto di più l’anca dopo l’operazione.

Scegliere la protesi a doppia mobilità, invece, permette di avere un’articolazione più vicina a quella naturale grazie alle dimensioni della sfera in polietilene,, mantenere una maggiore libertà di movimento, riducendo notevolmente fastidiose complicanze, come le lussazioni.

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