I principali fattori che influenzano la scelta del design e dei materiali per le protesi d’anca sono essenzialmente:
- peso corporeo del paziente che determina la scelta di materiali più resistenti per i pazienti in sovrappeso.
- stadio della patologia
- eventuali allergie a materiali presenti nella protesi per evitare un rischio di incompatibilità dell’impianto
- età del paziente
Ad oggi, però, c’è comunque da sottolineare che la qualità delle protesi è estremamente alta e i materiali degli impianti risultano essere tutti solidi e duraturi. Quindi in sostanza l’unico fattore davvero discriminante che orienta il chirurgo ortopedico nella selezione di una protesi rispetto ad un’altra è il design.
Quando cambiare la protesi all’anca?
Nonostante la buona riuscita dell’intervento e l’ottima qualità degli impianti protesici attualmente disponibili, può succedere che nel corso del tempo la protesi d’anca necessiti di essere cambiata. Le cause che possono portare alla sostituzione della protesi d’anca possono essere molteplici:
- Usura o rottura della protesi, fenomeno più raro, ma che può interessare le parti più fragili (inserto della coppa acetabolare
- Frattura del femore in cui è inserita la protesi, che può richiedere la sostituzione con uno stelo più lungo se il primo non è più stabile o la sintesi del femore con placche e cerchiaggi se lo stelo è ancora stabile
- Reazione allergica ai materiali presenti nella protesi (rara)
- Allentamento delle componenti protesiche, che può essere di due tipi: asettico o settico
- Lussazione della protesi d’anca, dovuta all’usura o a movimenti impropri
Rispetto al passato, gli interventi di sostituzione delle protesi primarie sono aumentati notevolmente negli ultimi anni a causa della crescita esponenziale dei primi impianti soprattutto in pazienti giovani con lunga aspettativa di vita ed elevate richieste funzionali.
Protesi anca durata
Come per tutti gli interventi di chirurgia protesica va dunque messo in conto che la durata di una protesi d’anca, sebbene longeva, è pur sempre limitata e che con il progressivo deterioramento dei materiali si andrà incontro ad un intervento di revisione della protesi. Ad oggi, però, c’è da dire che, grazie alla presenza di materiali più moderni e all’affinamento delle tecniche chirurgiche, la durata delle protesi d’anca si è estesa notevolmente arrivando a superare persino i 30 anni.
Protesi anca usurata sintomi
I sintomi di una protesi d’anca usurata che denotano che è giunto il momento di sostituire l’impianto protesico sono in genere molto chiari ed includono:
- Dolore durante il carico o la rotazione dell’articolazione
- Rigidità articolare
In alcuni casi, il dolore e la rigidità possono estendersi a tutto l’arto inferiore coinvolgendo anche il ginocchio.
Protesi anca materiali
Ad oggi, le nuove tecnologie impiegate nella fabbricazione delle protesi d’anca hanno permesso di sfruttare le potenzialità di nuovi materiali per la realizzazione degli impianti, più confortevoli e resistenti. Le protesi d’anca sono costituite principalmente da 2 o 3 materiali, che differiscono in base alla tipologia scelta:
- metallo
- polietilene
- ceramica
La testa delle protesi viene solitamente realizzata in ceramica. La coppa acetabolare e lo stelo invece sono sempre di metallo.L’inserto che viene posizionato nella coppa acetabolare può essere in ceramica o polietilene.
Esiste poi un’ulteriore differenziazione relativa alle tipologie di protesi che riguarda la modalità con cui viene fissata. Nella prima tipologia viene utilizzato il cemento (protesi cementata) per fissare la protesi all’osso: lo stelo protesico è liscio. Il suo utilizzo, oggi molto ridotto, avviene generalmente in pazienti con scarsa qualità dell’osso ospite.
Nella protesi non cementata o press fit, invece, l’ancoraggio all’osso è diretto: lo stelo protesico è costituito da materiale poroso che permette all’osso di aggrapparsi all’osso ospite. Entrambi i tipi di protesi d’anca permettono il carico immediato con il supporto di stampelle.
Come si vive con la protesi all’anca?
A dispetto di quanto si possa pensare, la vita dopo un intervento di protesi all’anca è sostanzialmente normale anche se prevede ovviamente qualche accortezza in più per quanto riguarda i movimenti estremi.
La presenza di una protesi all’anca non comporta infatti specifiche variazioni per le attività quotidiane specialmente per quelle prevalentemente sedentarie né per quelle lavorative se non comportano movimenti estremi.. Per quanto concerne le attività sportive il discorso va sempre affrontato con il paziente perché non sono vietate ma ci sono delle limitazioni che devono essere conosciute.
Quanto tempo serve per camminare dopo protesi anca?
Dopo aver subito un intervento di protesi all’anca, il paziente può camminare con supporto di stampelle già dopo 24-48 ore successive all’operazione, fermo restando che non ci siano state complicazioni nell’immediato post-operatorio come il sanguinamento.
La ripresa completa della deambulazione, invece, avviene dopo circa 10-15 giorni dall’intervento e nel 90% dei casi già dopo un mese il paziente con protesi all’anca è già autosufficiente nelle sue attività e nell’igiene personale e nella guida.
Quanto dura il dolore dopo protesi anca?
Il decorso post-operatorio di un intervento di protesi all’anca si compone di diverse fasi, necessarie per assicurare la completa guarigione del paziente e la totale ripresa delle funzionalità motorie.
Ad intimidire maggiormente i pazienti, spesso, è il dolore post-intervento: si tratta di un sintomo assolutamente normale che si manifesta nell’immediato post-operatorio e nei primissimi giorni di degenza. Grazie alle moderne tecniche di anestesia ed ai protocolli farmacologici di controllo del dolore la sintomatologia è assolutamente tollerata dai pazienti.
Quanto dura la degenza di riabilitazione dopo una protesi all’anca?
La degenza in ospedale, nel reparto ortopedico, dopo un intervento di protesi all’anca è essenzialmente breve e dura dai 3 ai 5 giorni. Con il supporto di un fisioterapista, si inizia già dal primo giorno di ricovero il percorso di riabilitazione. In questa fase, è fondamentale che il paziente torni a muoversi sin da subito per ridurre il dolore all’articolazione e a minimizzare possibili conseguenze date dall’operazione chirurgica. I primi passi del percorso si focalizzano su specifici esercizi fisioterapici pensati per rimettere in piedi il paziente, rieducarlo alla deambulazione nel minor tempo possibile e recuperare il tono muscolare che sicuramente sarà ridotto.
Ovviamente, il percorso di riabilitazione continua anche dopo la fine del periodo di degenza ospedaliero. Di base, anche se si tratta di un percorso di durata variabile, la riabilitazione dura dalle 8 alle 10 settimane. Le sedute con il fisioterapista possono avere invece una cadenza di 2-3 volte alla settimana, in base alle necessità del singolo paziente.